I registri matricolari della Serenissima Gran Loggia (1916-1925): una fonte preziosa per la storia d’Italia
Sono stati recentemente rinvenuti 42 volumi contenenti 20414 “schede” di affiliati della Serenissima Gran Loggia d’Italia tra il 1916 e il 1925. Ai registri si aggiungono altri volumi comprendenti repertori di logge e delle loro Luci, cioè dei loro “dirigenti”, e di elezioni dei venerabili e ufficiali di loggia. Nell’insieme si tratta di materiale informativo corposo, di interesse eccezionale sia per la storia della Gran Loggia stessa, sia della Massoneria italiana tra Grande Guerra e avvento del regime di partito unico, sia, in generale, della storia sociale e civile d’Italia e delle sue relazioni con gli altri Paesi nei quali la Massoneria all’epoca era permessa (le Americhe e l’Europa, colonie incluse, con l’esclusione dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche ove era vietata e perseguitata).
Il sovrano Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia, prof. Luigi Pruneti, ha messo questa imponente fonte documentaria al centro degli studi. Marcello Millimaggi ne ha tratto due relazioni, presentate a convegni della Gran Loggia: prima a Cagliari (pubblicata negli atti del convegno su Massoneria e monarchia, “Nuova Delta”), poi a Montesilvano. Molto ne ha scritto lo stesso prof. Pruneti negli Annali della Gran Loggia d’Italia e successivamente in Annales, di imminente pubblicazione (Roma, ed. Atanor).
Fermo restando che esso meriterà uno studio sistematico richiedenti anni di lavoro, forniamo alcune informazioni essenziali sull’eccezionale reperto.
La matricola documenta la vitalità della Gran Loggia d’Italia, tanto più se la si confronta con i dati forniti per i medesimi anni da quella del Grande Oriente d’Italia (reperita 25 anni orsono ma tuttora in attesa di un’analisi scientifica esaustiva).
I registri matricolari della Gran loggia consentono alcune considerazioni importanti. In primo luogo emerge che negli anni in discorso la Massoneria ebbe in Italia una vitalità straordinaria. Al netto di assonnamenti, dimissioni e radiazioni o abbruciamenti, alla vigilia dell’autoscioglimento (1925) il corpo della Gran Loggia contò circa 15.000 affiliati: non molti meno di quanti ne avesse il Grande Oriente d’Italia, a giudicare da un repertorio del 1925. Con quegli effettivi la massoneria italiana era tra le più forti dell’Europa continentale, sia dal punto di vista numerico sia per qualità degli affiliati. Risultava circa due terzi delle Obbedienze francesi e almeno sei volte superiore all’insieme delle varie Obbedienze spagnole.
La matricola assegna alla Gran Loggia d’Italia alcuni significativi primati, che esemplifichiamo con alcune “schede”, proposte in allegato.
In primo luogo balza evidente la forte compenetrazione tra la Massoneria e lo Stato, In loggia vediamo infatti affluire:
- militari delle diverse Armi (Esercito, Marina, Guardia di Finanza, aviatori) anche di grado molto elevato (non mancano militari dell’Arma dei Carabinieri);
- magistrati;
- alte cariche (a cominciare da prefetti, come Angelo Annaratone, prefetto di fiducia di Giovanni Giolitti)
- politici
- scrittori e giornalisti
- imprenditori, banchieri, dirigenti d’industria
- apparati pubblici dello Stato e del parastato (Ferrovie, Poste e Telegrafi..)
- professioni liberali
- docenti e studenti universitari
Se ne può concludere che negli anni documentati dalla Matricola la Massoneria, e specialmente la Gran Loggia, era espressione della società civile. Essa risulta molto diffusa e radicata nelle regioni all’avanguardia nell’industrializzazione (Lombardia, Piemonte e Liguria) come anche nel Mezzogiorno (dalla Sicilia a Calabria e Campania) e nella Capitale, i cui gangli risultano fortemente penetrati dalla sua presenza. Significativa la presenza di logge all’estero alla sua obbedienza.
La Gran loggia registra anche una importante partecipazione di referenti di Paesi stranieri (Consoli USA, etc.)
Tre altre considerazioni s’impongono:
- le iniziazioni si moltiplicano alla viglia e dopo l’avvento del governo Mussolini (settembre- dicembre 1922);
- esse non diminuiscono affatto nel 1923 dopo i primi annunci di incompatibilità tra iscrizione al Partito nazionale fascista e affiliazione massonica (1923)
- registrano un significativo incremento nella primavera del 1924, segnato dalle elezioni politiche generali, poi dal rapimento e assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti e continuano anche nella prima metà del 1925, quando ormai incombevano sia la legge sull’appartenenza dei pubblici impiegati ad associazioni, che comportò l’autoscioglimento delle Organizzazioni massoniche, sia assalti alle logge con dispersione di arredi e documenti.
La Massoneria rimase insomma un baluardo dell’Italia civile anche nelle ore più difficili.
Ventimila affiliati in circa dieci anni (e quanto difficili!) costituiscono una realtà che merita attenta riflessione da parte della storiografia, senza pregiudizi e col sussidio delle discipline ausiliarie.
Lo stesso vale per l’età media degli iniziati/regolarizzati/affiliati: relativamente “bassa”. La “vita“ della Gran Loggia subì una drastica interruzione quindici anni dopo la sua fondazione (1910), ma già col 1943, cioè dopo altri diciotto, i massoni tornarono apertamente attivi. Chi nel 1945 contava 35-40 anni era nel pieno della maturità. Rimane da approfondire il ruolo svolto negli anni del silenzio forzato, che non comportò certo la abrasione del carisma iniziatico, la estirpazione dei principi affermati al momento dell’iniziazione, l’oblio dell’esperienza maturata nel cammino verso l’iniziazione e nel lavoro di loggia. Un interrogativo, questo, che vale per i più massoni più famosi (Vittorio Valletta, stratega dalla FIAT di Torino, l’ammiraglio Luigi Mascherpa, il maresciallo d’Italia Ugo Cavallero, “suicidato” dal feldmaresciallo Kesselring, per Serafino Mazzolini, monarchico e mussoliniano) ma anche per il sindacalista Edmondo Rossoni ,che ottiene il grado scozzesista supremo nel marzo 1924, per Michele Terzaghi e un lungo “eccetera” di politici, imprenditori, intellettuali. Al riguardo la matricola offre rivelazioni sorprendenti. Emblematico è per esempio il caso di Malaparte (Curzio Suckert) che viene “regolarizzato” e raggiunge il 33° grado il 28 maggio 1924, quando, all’apertura dei lavori parlamentari, Mussolini mirava ad ampliare la maggioranza di governo tendendo la mano a socialisti riformisti e Confederazione Generale del Lavoro.
Infine questo repertorio risulta di enorme interesse anche per quanto vela mentre ri–vela: i ricorrente nomi coperti da Segreto, a volte con indicazione della data dell’iniziazione/affiliazione e dei gradi conferiti, a volte no. Quel Silenzio potrà essere almeno in parte colmato con meticolose ricerche. Lo stesso vale per le numerosissime “dimissioni” registrate negli ultimi mesi di attività: in gran parte concordate in vista della trasformazione della Gran Loggia in Ordine di San Giovanni di Scozia, il progetto coltivato da Raoul Vittorio Palermi, anche in Vaticano considerato la personalità più interessante della Massoneria italiana.
La matricola della Gran Loggia costituisce dunque un terreno da arare per giungere alla biografia della nazione tuttora in corso di costruzione.
Aldo A. Mola
Allegato: appunti su alcuni Massoni della Gran Loggia d’Italia (Valletta, Cavallero, Terzaghi, Mazzolini, Mascherpa, Rossoni, Bonocore, Malaparte).