Il mito di Er e il senso della vita
di Giancarlo Guerreri
In un mondo caotico come quello attuale, dove solo un accidente tanto inaspettato quanto catastrofico come un Virus riesce a farci fermare per riflettere su noi stessi, alcuni Miti che sono riusciti a sfidare i millenni potranno aiutarci a comprendere meglio il Senso della Vita e forse a migliorarci. I momenti storici, caratterizzati dai drammi inaspettati, scuotono l’anima dall’interno mettendoci di fronte a realtà inimmaginabili, lontane da qualsiasi modello prevedibile. Eppure la Realtà a volte supera di gran lunga la nostra fervida immaginazione, riducendo ancor di più il nostro Ego, facendoci riflettere sulla nostra reale impotenza o sulla mancanza di controllo di tutto il sistema. L’Uomo che non controlla e che subisce i capricci della Natura viene ridimensionato, perdendo quel senso di delirante onnipotenza che sembra debba appartenergli per volontà divina. Nulla di più falso. L’uomo non vive al centro dell’Universo, bensì ai margini di una galassia di medie dimensioni, presente con miliardi di altre galassie in una parte periferica del Cosmo. Vive su un pianeta probabilmente simile a milioni di altri, popolati e ricchi di vita come il nostro. Abita come ospite dell’azzurro Pianeta da pochissimi milioni di anni, prima era topo, rettile, pesce, mollusco, sequenza di DNA… e prima chissà… Poco sappiamo della nostra origine, recenti studi di validissimi scienziati ci parlano di “accelerazioni evolutive” poco comprensibili, ipotizzando l’intervento di “cause esterne” o di “manipolatori” diversamente umani… Non ridiamo di queste bizzarre ipotesi, un giorno potrebbero risultare dimostrabili e gli increduli sbeffeggiatori farebbero la stessa pessima figura dei creazionisti al cospetto del capolavoro darwiniano. “So di non sapere!” affermava con l’umiltà di un genio della Filosofia, il greco Socrate prima che gli ateniesi, barbari arroganti, ne decretassero la condanna. “So di non sapere”, la frase che vorremmo udire più spesso e che nessuno ha il coraggio di ripetere. Platone, la Voce di Socrate, traduceva nei miti un Sapere millenario, condensando e arricchendo di immagini oniriche, quelle Verità assolute che poggiavano le basi nella Tradizione degli Iniziati alla scienza della Conoscenza, la divina Sophia. Uno di questi miti, uno dei più conosciuti, è quello di Er. Platone ne parla ne “La Repubblica”, al termine del X Libro. Si tratta di un mito che affronta la delicata questione della trasmigrazione delle Anime, da un corpo all’altro, narrando le fasi di questo processo che trae origine dai miti orfici e pitagorici. Il mito affronta anche l’annosa questione del “libero arbitrio”, specificandone i dettagli e i significati. Nasce un nuovo concetto di responsabilità, nel quale il nostro destino, apparentemente incomprensibile, e generalmente ingiusto, viene osservato sotto una nuova luce, molto chiarificatrice e illuminante.
Il Racconto.
La narrazione richiederebbe una rappresentazione teatrale: Immaginate un grande rogo funebre, immaginate che sulla pira sia stato deposto il corpo di un valoroso soldato morto in battaglia. Di colpo, prima che le fiamme inizino a divorare il cadavere, qualcuno dei presenti si accorge che l’uomo non è morto, si precipita sul suo corpo, lo strappa alle fiamme, portandolo in salvo. Ripresosi da quel momento piuttosto complicato Er, il nome del redivivo, inizia a raccontare una lunga storia, facendo un resoconto dettagliato di quanto gli era successo. Er inizia a narrare che la sua Anima, appena uscita dal corpo si era unita a molte altre Anime. Dopo un lungo tragitto si trovò di fronte a un gruppo di giudici che si trovavano seduti tra due coppie di abissi: una diretta al Cielo e l’altra nelle profondità della Terra. I giudici valutavano le Anime, le esaminavano accuratamente, quindi ponevano sul petto dei giusti un lasciapassare per il cielo e sulle spalle dei malvagi un via libera per gli abissi. L’unico che non ricevette nessuna indicazione fu proprio Er, al quale i giudici dissero di osservare bene tutto ciò che vedeva per poterlo in seguito raccontare ai viventi. Dagli abissi comparivano sporadicamente le Anime dei dannati che erano costrette a vagare per millenni tra i tormenti infernali degli abissi. Gli inutili tentativi di fuga dagli inferi erano puniti con torture crudeli che colpivano i dannati. Le Anime che erano rimaste per sette giorni in quella sorta di limbo, venivano costrette a camminare per altri quattro giorni fino a quando giungevano alla presenza di un magnifico arcobaleno, dal quale pendeva un fuso, simbolo del loro destino, posato sulle ginocchia della dea Ananke (il Trono di Necessità). Ananke aveva tre figlie, le Moire, che sedevano in cerchio vicino alla madre. Loto, filava e cantava il presente, Lachesi narrava il passato e Atropo il futuro. Le Anime venivano presentate a turno a Lachesi, la quale porgeva loro un gran numero di modelli di vita, invitandoli a scegliere bene quella che sarebbe stata la loro futura esistenza. I modelli erano numerosissimi, le scelte quasi infinite e ogni Anima aveva la possibilità di realizzare qualunque nuovo progetto di vita. Nel racconto di Er emergeva la difficoltà della scelta delle Anime: quelle che provenivano dal cielo, meno provate dalle difficoltà, spesse volte sceglievano vite futili e apparentemente facili, come quella di un tiranno, per accorgersi, una volta che si era attivato il processo di reincarnazione, di quanto fosse una vita carica di sofferenze e difficoltà. Le Anime che provenivano dal basso conoscevano meglio i rischi del potere e del comando, e spesso sceglievano dei modelli di vita tranquilla e privi di complicate avventure. Terminata la scelta, Lachesi, donerà a ogni Anima un Daimon, il genio tutelare, che si farà carico del rispetto delle scelte dell’Anima affidatagli. L’Anima proseguiva andando da Cloto, per confermare il proprio destino, quindi da Atropo che lo rendeva immutabile. Successivamente le Anime dovevano attraversare un deserto rovente fino a raggiungere il fiume Lete. A questo punto tutte le Anime, ad eccezione di Er, dovevano bere l’acqua del fiume. Coloro che non erano abbastanza saggi bevevano in modo smodato, ottenendo un completo oblio e una totale perdita di memoria delle vite passate. Durante la notte un tremendo terremoto gettò tutte le Anime in una nuova vita, nello stesso istante Er si svegliò, e non avendo bevuto l’acqua dell’oblio poté raccontare a tutti i dettagli della sua esperienza di morte. Dal mito emerge l’importanza delle memorie delle vite passate, fonte straordinaria di precedenti esperienze. Il mito di Er ci suggerisce che quello che succede durante la nostra vita lo abbiamo scelto noi prima di nascere, e che ogni vita è una delle innumerevoli occasioni che l’Anima si offre per raggiungere la perfezione. Il problema del Libero Arbitrio assume una dimensione inaspettata, suggerendoci che la vera responsabilità sta nelle scelte operate prima della nostra nascita, quando decidemmo il nostro progetto di vita futura. Ascoltiamo Lachesi e le sue parole: «Parole della vergine Lachesi, figlia di Ananke: anime, che vivete solo un giorno (ephémeroi), comincia per voi un altro periodo di generazione mortale, portatrice di morte (thanotephòron). Non vi otterrà in sorte un dàimon, ma sarete voi a scegliere il dàimon. E chi viene sorteggiato per primo scelga per primo una vita, cui sarà necessariamente congiunto. La virtù (areté) è senza padrone (adéspoton) e ciascuno ne avrà di più o di meno a seconda che la onori o la spregi. La responsabilità è di chi sceglie; il dio non è responsabile.» Le scelte di vita attuate durante la nostra esistenza, nella visione platonica, non sono casuali ma sempre determinate da ciò che noi stessi abbiamo deciso prima di rinascere. Se sapremo essere consapevoli delle nostre vite passate, forse, commetteremo un numero minore di errori, vivendo meglio e migliorando le condizioni delle vite future. Uno dei tanti miti come quello di Er, ne racconteremo sicuramente altri, ci invita a riflettere sul senso della Vita, sulle ipotesi che magari non abbiamo mai preso in considerazione. Ci invita a considerare altri punti di vista, senza sposare necessariamente quello che per motivi religiosi ci è stato proposto/imposto fin dalla prima infanzia. Ho voluto fare questo inserimento, apparentemente improbabile, per sollecitare l’attenzione del lettore sul concetto di Impermanenza, ovvero di instabilità e imprevedibilità degli eventi che possono accadere, eventi che scuotono non solo la salute o l’economia, ma anche il nostro essere più profondo, destabilizzandoci e obbligandoci a compiere dei cambiamenti radicali. Molti hanno l’abitudine di considerare la mancanza di tempo in vero dramma della nostra epoca caotica. Lavoro, hobby, impegni vari spesso creati da noi stessi, sono cause che riducono drasticamente il tempo a nostra disposizione. Ma se realmente non siamo stati creati per “viver come bruti, ma per seguir Virtute e Canoscenza”, come puntualmente ci ricorda il Poeta, il tempo che ora ci viene regalato in abbondanza dovrebbe essere il valore aggiunto alla nostra vita, un dono tanto inaspettato quanto prezioso. Volgere gli occhi al cielo e non veder alcun aeroplano, osservare le strade deserte, o distratti passanti con la mascherina che camminano rasente i muri, deve farci riflettere. Dobbiamo assolutamente meditare su quei microscopici esserini che come granelli di sabbia hanno bloccato sofisticatissimi ingranaggi ipertecnologici… Siamo uomini dai piedi d’argilla, che hanno subito una revisione della propria autostima, abbiamo il dovere di rivedere la nostra posizione nel Cosmo, nella Galassia, sulla amata Terra. Non ci è concesso di fare ogni cosa che desideriamo, siamo parte di un sistema complesso di relazioni e di equilibri che vanno rispettati. Con questo non intendo dire che il Coronavirus sia dovuto all’effetto di uno squilibrio ambientale causato dalla sovrappopolazione o all’inquinamento, le epidemie ci sono sempre state e sono da considerare alla stregua di scomodi compagni di viaggio, quello che mi sento di affermare è che il nostro mondo è ben più fragile di quanto possiamo immaginare e che basta un piccolo colpo di coda della Natura per metterci in ginocchio. I problemi legati all’Economia, alla Salute e alla Politica non si risolveranno in breve tempo. Nasceranno nuovi equilibri, nuove opportunità e soprattutto nuovi cambiamenti di paradigma che modificheranno le nostre vite molto di più di quello che possiamo, oggi, immaginare. Il Mito di Er ci proietta nel passato, donandoci un punto di vista radicalmente diverso da quello della prospettiva alla quale siamo abituati: ci parla di Libero Arbitrio, di reincarnazione e di Lezioni che dobbiamo apprendere. In questa prospettiva emerge anche un nuovo concetto di Tempo e di proiezione nel futuro: quello stesso tempo che ora ci è stato regalato è un bene prezioso che se sapremo utilizzare con saggezza… forse potrebbe donarci qualche nuova opportunità.
Articolo pubblicato su civico20news