DNA, il potere del Serpente
Immaginiamoci, per virtù di un sortilegio o di qualche futuribile nanotecnologia medica, di riuscire a diventare piccoli, così piccoli da poter entrare in una cellula, una qualunque, del corpo umano. Una volta giunti nel nucleo, il cuore della cellula, si presenterebbe davanti ai nostri occhi uno spettacolo di arcaica ed inquietante bellezza. Vedremmo due lunghissimi serpenti, avvinghiati fra loro in mille spire: è il DNA, l’acido desossiribonucleico. Questo caduceo ermetico vivente, costituito da due filamenti opposti e complementari, come lo Jin e lo Jang è, in realtà una macromolecola che, da quando nasce la prima cellula di un nuovo organismo, fino al suo ultimo momento di vita, istante dopo istante, fornisce informazioni su come esso dovrà crescere e svilupparsi. Se è un uomo ne determinerà il sesso, la razza, il colore degli occhi e mille altre cose fra cui la predisposizione a determinare malattie fisiche e psichiche e, probabilmente, molti aspetti della personalità.
Il DNA, tramite un suo messaggero, l’RNA o acido ribonucleico, presiede alla sintesi delle proteine, che sono la struttura fondante di ogni organismo.
Il linguaggio con cui il DNA fornisce le sue informazioni è una combinazione di sole quattro lettere, perché quattro sono le basi azotate che lo costituiscono. Queste quattro lettere dell’alfabeto della vita si assortiscono fra loro in milioni di combinazioni diverse, così come nella cosmogonia di Empedocle aria, acqua, terra e fuoco si combinavano tra loro per dare vita ad un universo sempre uguale e sempre differente. Ogni combinazione di tre basi azotate (la tripletta) codifica per un aminoacido. Dall’unione di molti aminoacidi nasce nella cellula una nuova proteina.
Il flusso d’informazioni che parte dal DNA e giunge, tramite l’RNA alla sintesi proteica è l’essenza del “dogma della vita”, formulato nel 1953 da Jim Krick e Francis Watson che, in un articoletto di sole 1900 parole pubblicato su Nature svelarono la struttura del DNA, cambiando per sempre il volto a tutte le scienze biologiche. Ma il destino di ogni dogma è quello di essere prima o poi abbattuto, e per quello di Crick e Watson la cosa è puntualmente avvenuta negli anni ’70 ad opera di Robert Gallo, con la scoperta dei retrovirus. In questa famiglia di virus, a cui appartiene l’HIV, invece, è dall’RNA che viene codificato il DNA.
I messaggi nascosti tra le spire del doppio serpente sono, per molta parte, ancora avvolti nel più fitto mistero, nonostante il titanico sforzo posto in atto dalla scienza, con il Progetto genoma, di decodificare l’intero DNA umano. In realtà, il Progetto genoma fin ora, ci ha detto ben poco. Ciò che abbiamo capito bene è che il DNA umano è al 90% ancora quello della scimmia nostra progenitrice. Il problema è che non si riesce a comprendere qual è quel 10% che fa di noi un homo sapiens. Forse per penetrare questo mistero non basta il potente dispiegamento di tecnologie fin ora usato, ma occorrerà attingere alle risorse di un sapere più profondo di quello governato dalla fredda razionalità.
Il DNA è organizzato in tante piccole matasse: i cromosomi, che hanno, grosso modo, la forma di una croce di San Andrea. I cromosomi sono 46, divisi in 24 coppie. Ogni essere vivente eredita un elemento della coppia dal padre ed uno dalla madre e questo avviene da sempre, per cui ognuno di noi ha dentro di sé un eredità antichissima, che risale al primo uomo che ha calpestato la terra.
Ma quale potere reale possiede questo antico Serpente che è in noi, sulla nostra vita, sul nostro destino, sulle nostre scelte, sulla nostra mente? Siamo davvero uomini liberi, o la nostra libertà è una mera illusione, perché il Serpente, che porta in sé le tracce del nostro più arcaico progenitore ha già deciso tutto di noi, il nostro aspetto esteriore, le malattie che ci condizioneranno, la predisposizione ad un lavoro piuttosto che ad un altro, il nostro carattere, la nostra propensione al crimine o all’onestà? Forse il nostro destino, che prima gli antichi cercavano di leggere negli astri, potrebbe essere scritto dentro di noi e il cielo stellato potrebbe essere solo un immenso schermo su cui l’uomo proietta la parte più recondita del suo io.
In realtà, il potere del Serpente su di noi non è assoluto. Dall’esperienza che abbiamo accumulato, soprattutto studiando il comportamento dei virus e dei batteri nei quali è possibile osservare la successione di molte generazioni in un tempo assai breve, noi sappiamo che il corredo genetico che ciascuno di noi possiede (il “genotipo”) è solo una componente di quel complicato processo che porta allo sviluppo di un essere vivente: le informazioni provenenti dai geni devono confrontarsi con il mondo esterno in cui ogni nuova vita viene a trovarsi. Da questo confronto dualistico tra genetica e ambiente, che per l’essere umano non vuol dire solo clima, alimentazione, habitat naturale, ma anche cultura, religione, educazione…emerge un’imprevedibile sintesi: il “fenotipo”, cioè l’essere vivente così come in realtà si manifesta. Certo, una malattia ereditaria può manifestarsi in maniera talmente intensa da non poter essere guarita e, magari, neppure curata e può riuscire opera ardua reprimere un carattere della psiche indesiderabile, dominata, ad esempio da una eccessiva propensione all’aggressività. Tuttavia pensiamo al ruolo favorevole che può esercitare su questi caratteri genetici il nascere in un contesto sociale dotato di un sistema sanitario efficiente, capace di prevenire o curare efficacemente malattie congenite, o di un sistema educativo in grado di canalizzare in senso positivo la propensione all’aggressività. E’ peraltro vero che assai spesso accade l’inverso: il Serpente può essere il depositario di rare virtù, come una spiccata propensione al ragionamento scientifico, oppure un raro spirito artistico. Ebbene, è avvenuto infinite volte che contesti sociali inadatti ad accogliere e valorizzare queste doti hanno distrutto, e per sempre, degli inestimabili patrimoni biologici. Il grande sogno dei padri dell’illuminismo era quello di creare una società in cui ogni singolo individuo avesse l’opportunità di esprimere le proprie potenzialità migliori. Questo sogno è rimasto tuttora ampiamente irrealizzato.
Dunque è probabile che l’uomo sia virtualmente in grado di piegare al proprio volere gran parte della forza del Serpente, a condizione certo che egli possieda la saggezza necessaria per separare il venenum dal farmacon, cioè di riconoscere gli aspetti della sua personalità da valorizzare e quelli invece da modificare e così costruire, come direbbe Paulo Coelho, la propria leggenda personale.
Ma forse la più alta dimostrazione di saggezza è data dal riuscire a trasformare un’eredità negativa in un valore, così avviene per il volo degli aeroplani, per i quali l’attrito dell’aria non rappresenta un ostacolo, ma è la forza che consente loro di volare: Konrad Lorenz, con i suoi studi sul comportamento animale ci ha dimostrato che l’aggressività è in fondo una forma di energia e che, come ogni forma di energia, può essere riconvertita in altre forme, come il coraggio in situazioni di pericolo, l’impegno nel lavoro, perfino l’amore.
Anche una menomazione fisica o una malattia possono diventare uno strumento di conoscenza o di comunicazione. E’ciò che è accaduto, ad esempio per Giacomo Leopardi, che ha trasformato la sua consapevolezza del dolore in pagine sublimi di poetica e di filosofia, o per Edvard Munch che ha usato la sua malattia mentale come una musa ispiratrice nell’“Urlo” e in molte altre sue opere pittoriche.
Grande Architetto dell’Universo, dacci la saggezza per cambiare le cose che ci è dato di cambiare, per accettare le cose che non possiamo cambiare, ma soprattutto per saper distinguere le une dalle altre.