Corre verso la distruzione un mondo che non conosce il rispetto delle donne
La Convenzione del Consiglio d’Europa dell’11 maggio 2011 sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne obbliga gli Stati Membri ad adottare misure adeguate per prevenire efficacemente il fenomeno. Si tratta solo di un punto di inizio, perché di lavoro ce n’è ancora tanto da fare. La data del 25 novembre dedicata a questo terribile fenomeno, deve indurre a una riflessione che vada oltre la ricorrenza; non deve semplicemente risolversi in un momento celebrativo, alla stregua di una data isolata nel calendario, ma tradursi in un monito molto preciso, capace di sollecitare le élite che governano il pianeta a sollevare il velo della finzione e dell’ipocrisia, che ha spesso mascherato la reale condizione di inferiorità e di sofferenza della donna. Al di là del supporto risarcitorio e psicologico alle vittime dopo che hanno sperimentato atrocità inenarrabili, bisognerebbe ricordarsi che un mondo che non rispetta le donne è lontano dal progresso e corre verso la distruzione, come ha ricordato recentemente in più occasioni ufficiali il capo dello Stato, richiamando il leitmotiv di molti interventi ufficiali di papa Francesco, che vede l’universo femminile come punto focale del progetto di salvezza.
Alt alla violenza dunque in ogni forma venga perpetrata; fisica, verbale, psicologica. Alt soprattutto al continuo e sistematico esercizio di sottomissione cui sono obbligate le donne nei luoghi di lavoro; una violenza silente, subdola e devastante perché provoca una lacerazione sul piano esistenziale e della motivazione difficile da ricucire. Mahatma Gandhi soleva ripetere: “Non voglio vivere se non in un mondo uno”, esprimendo l’esigenza di trovare una sintesi armoniosa tra le diversità, che vanno non solo ammesse ma esaltate, per dare “colore” e speranza alla vita e un impulso reale a quella sete di progresso che non è nulla se non vivificata dai valori e dal rispetto dei diritti universali dell’individuo, al di là di ogni distinzione di genere, fede, etnia e cultura.
Vogliamo ribadire tutto questo perché è nel naturale sentire della G∴ L∴ D∴ I∴ degli A∴ L∴ A∴ M∴ la tutela e l’assoluto rispetto della dignità femminile; un sentimento già presente dalla metà del secolo scorso e che ha sempre esaltato la presenza di polarità opposte e di sensibilità diverse, quale motivo di confronto e di reciproca ricchezza.
Luciano Romoli
Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro
della
Gran Loggia d’Italia degli A∴ L∴ A∴ M∴