Lettere dalla trincea del coronavirus. 2 – Essere nell’armonia del cosmo
di Paolo Maggi
Domenica delle Palme, un’altra domenica in ospedale. Come sempre sono accanto a medici, infermieri e ausiliari che sono in turno; devono percepire che non può esserci differenza tra noi: ciascuno deve essere al proprio posto, senza eccezioni. E poi ci sono tante cose da fare, tante cose che non vanno; mi tornano alla mente i racconti della Grande Guerra di nonno Giovanni: anche allora gli ufficiali dovevano occuparsi non solo delle strategie di battaglia ma anche dei viveri che non arrivavano, delle scarpe con le suole di cartone, dei rinforzi promessi e mai giunti, degli imboscati, che non mancano mai. Ma in guerra serve occuparsi anche di questo. In questi giorni provo sensazioni che non ho mai provato e che non avrei mai pensato di provare. Tornando a casa ho attraversato una piazza alberata. Per un attimo ho tolto la mascherina e un piacevole brezza mi ha rinfrescato la pelle, surriscaldata da ore di contatto con quel tessuto opprimente: era lo spirito stesso di questa primavera incipiente che soffiava sulla mia anima, soffocata dal greve odore di ospedale. E mi è tornato alla mente un testo anonimo, capitato casualmente sotto i miei occhi: “Il Mondo sta lanciando all’uomo un messaggio: non sei necessario. L’Acqua, la Terra, il Cielo senza di te stanno bene. Quindi ricordati che sei mio ospite, non il mio padrone”. Sento spesso invettive contro questo virus, più che comprensibili: Covid-19 non può coltivare la pretesa di riuscire simpatico, ma è evidente che, in questa tragedia planetaria, di errori ne abbiamo commessi anche noi, tragici errori di valutazione che hanno permesso ad una struttura biologica così semplice di mettere in ginocchio la civiltà umana all’apice del suo splendore. Secondo gli Alchimisti, sosteneva Carl Gustav Jung, il cristianesimo aveva salvato l’umanità. Ma il percorso non era ancora completo. L’uomo si salva davvero se si salva insieme all’intero universo. Cristo è stato il salvatore del Microcosmo umano. La Pietra Filosofale è destinata a salvare il Macrocosmo. E’ per questo che il Lapis Philosophorum era identificato con Cristo, e aveva la missione di portare a compimento l’Opera. Secondo gli Alchimisti, il cristianesimo sopra-confessionale doveva fondersi con la tradizione ermetica, ma anche con le scienze naturali, la medicina, l’astronomia, la meccanica. Questa visione, che non era la negazione del cristianesimo, ma un’ipotesi di completamento del suo progetto originale, è stata l’ultima grande impresa olistica, l’ultima meravigliosa costruzione cosmogonica tentata dalla cultura europea. Un sogno degli ultimi maghi della storia, come Paracelso, Comenio, John Dee, Andreae, Ashmole, Fludd e Newton? Non credo; piuttosto è stata forse la prima vera grande utopia dei primi scienziati della storia che, per dimenticata che sia, ora emerge in tutta la sua potenza: nessuno si salva da solo, neppure la civiltà umana. Se l’uomo non saprà riscrivere la sua storia come elemento armonico del Cosmo, e se non riuscirà ad agire di conseguenza, sarà il Cosmo a liberarsi di lui. Con grande facilità. Questo è ora molto chiaro.